venerdì 7 dicembre 2012

AMBROGIO SIA VESCOVO!

Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 
Gv 10, 11-16 

Ciò che Gesù ci dice in questo giorno di festa per la Chiesa di Milano riguarda un ambito forse un po’ lontano dalla nostra vita. Si parla di pecore, di pastori, di greggi. Attraverso questa metafora Gesù ci sta dicendo che ci fideremo di Lui soltanto nel momento in cui ci impegniamo a conoscerlo e ci lasciamo conoscere da Lui. Come fare? Come conoscere la voce buona del pastore che aiuta le pecore ad andare avanti? Come riconoscere invece la voce del mercenario (ovvero ciò che non fa bene alla nostra vita), al quale non importano le pecore? Dobbiamo faticare un po’ per stare con Gesù. Un pastore rimane tutto il giorno con le sue pecore e viceversa: le pecore quando non hanno più la loro guida, quando non vedono più il pastore e non sentono più la sua voce, si sentono perse. Anche noi possiamo vivere la stessa esperienza: da parte di Gesù c’è un grande desiderio di incontrarci e di stare con noi, soprattutto in quel tempo della giornata che decidiamo di dedicargli e ci mettiamo a pregare, cioè a parlare della nostra vita con Lui. Alla fine della prima/terza settimana di Avvento è importante fare un piccolo esame di coscienza: quanto mi sono fidato della voce buona di Gesù che vuole rendere migliore la mia vita?

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